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Nei contratti a termine i part-time si computano in proporzione all’orario

In risposta ad un quesito, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, con il parere 2/2014, ritiene che le locuzioni "contratti" e "lavoratori", utilizzate nel D.L. n. 34/2014 convertito in legge n. 78/2014 contenente la nuova disciplina del lavoro a termine,  debbano intendersi come sinonimi.

Per questo motivo e considerato che nella circolare 18 del 2014 del Ministero del Lavoro non vi sono indicazioni  contrarie, la Fondazione  Studi dei consulenti del Lavoro ritiene che i part-time a termine debbano essere computati in proporzione all'effettivo orario svolto.

Ad esempio, due lavoratori part-time a tempo determinato con una  percentuale.

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Esodati in pensione anche se hanno ripreso a lavorare

Il tribunale di Perugia ribadisce il rango di fonte secondaria del decreto ministeriale 1 giugno 2012, con il quale era stato introdotto il requisito dell'assenza di "successiva rioccupazione" per la richiesta del trattamento di quiescenza a seguito di risoluzione del rapporto di lavoro per effetto di accordo collettivo e o individuale incentivato.

In considerazione della diversa forza degli atti normativi ,  il Giudice adito riconosce  il diritto all'accesso alla pensione  ad un lavoratore che  dopo le dimissioni incentivate  aveva trovato un nuovo impiego.  Il tribunale sostiene  che i requisiti da prendere in considerazione sono quelli stabiliti dalla norma primaria (DL. 201/11).

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In caso di reintegra sono dovuti i contributi

La Corte di Cassazione, con sentenza 17180, stabilisce il principio per cui, in caso di reintegra di istituti previdenziali assicurativi possono richiedere il pagamento dei contributi relativi al periodo intercorrente tra la data del licenziamento e la reintegra.

L'obbligo contributivo sussiste  anche nel caso di "chiusura"  della vertenza mediante una transazione, nella quale lavoratore rinuncia alla reintegra  contro il pagamento di una determinata somma. Tale somma non perde sua natura retributiva indipendentemente dalla qualificazione indicata nell'atto transattivo.

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Per le mansioni è sufficiente la determinazione in base al contratto collettivo richiamato

La Corte di Cassazione,  Sez. Lav., con sentenza 17591 ha stabilito che il patto di prova è valido anche se non fa riferimento specifico e diretto alle mansioni oggetto del medesimo.

Il giudice di legittimità ritiene infatti che sia sufficiente la determinabilità delle mansioni in base al contratto collettivo richiamato.

Sono validi quindi di contratti e i patti di prova in cui la determinazione delle mansioni sia effettuata per relationem  e non in forma diretta.

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Manuale di classificazione dei datori di lavoro aggiornato alla codifica Ateco 2007.

Procedura automatizzata di inquadramento dei datori di lavoro - Adozione della codifica Ateco 2007 - Codici Ateco da utilizzare - Struttura del manuale di classificazione - Chiarimenti sull’inquadramento di particolari attività: Casse Edili, Sale di scommesse – Obbligo dell’unicità della posizione contributiva aziendale.

Circolare n. 80, del 25.06.2014

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